La promessa, che andrebbe a dare vantaggio ai soli pensionati che hanno versato pochi contributi e che spesso già hanno integrazioni al minimo, dovrebbe riguardare due milioni di persone circa. Tanti sono infatti, secondo i dati del Casellario dei pensionati 2014 dell’Inps, coloro che hanno una pensione inferiore ai 500 euro al mese (il trattamento minimo è fissato per il 2015 a 502 euro). Ma la platea di riferimento potrebbe essere molto più vasta se si guarda anche a coloro che hanno più di 500 euro al mese, ma sotto i 580 euro e quindi avrebbero comunque diritto a una parte dell’integrazione. La spesa necessaria a questo intervento sarebbe comunque superiore ai due miliardi annui ( 80 euro al mese per 13 mensilità significa 1.040 euro annui per oltre due milioni di persone).
Tuttavia, ammesso che il Governo riesca a reperire le risorse necessarie, sarebbe più utile forse destinarle a provvedimenti di carattere strutturale come per esempio allargare la cosiddetta “no tax area” di cui godono i lavoratori dipendenti con un reddito annuo fino a 15.000 euro, anche ai pensionati
Parlando di flessibilità,che è la cosa che interessa di più al momento il Governo ha anche allo studio, sempre secondo quanto annunciato da Renzi, per mantenere «i conti in pareggio» e quindi prevedere penalizzazioni per chi decide di uscire in anticipo, si potrebbe prevedere anche un ricalcolo contributivo delle pensioni come ad esempio è previsto nell’«opzione donna» ( che decurta l’assegno di un 20/30%). Nonostante ciò, anche su questo argomento è stato vago perché si farà “ solo quando avremo i numeri a posto».