Pensioni 2017: possibili 75mila uscite anticipate

I provvedimenti sulla previdenza previsti nella prossima legge di Bilancio, il cui testo finora non è ancora disponibile, potrebbe consentire la pensione anticipata, secondo  anticipazioni di alcuni mass media, in particolare il Sole24 Ore , fino a 75.000  lavoratori nel 2017.
Il conto è presto fatto. I lavoratori impegnati in attività usuranti che potranno uscire in anticipo dovrebbero essere tra i 3mila e i 5mila l’anno. Ciò è dovuto alla  cancellazione dell’obbligo che anche l’ultimo anno di lavoro sia “usurante” per coloro che già ne hanno sostenuti 7 negli 10 o che hanno svolto attività “dure” per il 50% dell’intera vita lavorativa.
Il numero delle  uscite anticipate potrebbe essere ingrossato  anche dai cumuli gratuiti di tutti i contributi previdenziali non coincidenti maturati in gestioni pensionistiche diverse. Nei prossimi dieci anni dovrebbero essere circa 100mila lavoratori. Secondo imprecisate stime tecniche, si partirebbe con 7-8mila pensionamenti via cumulo nel 2017 per poi salire a 15-16mila nel 2018 e 25-26mila nel 2019 e arrivare a circa 100mila uscite entro il 2026. L’altra categoria di nuovi pensionati del 2017 sarà formata dai “precoci”. Come è noto potranno uscire con 41 anni di contribuzione i lavoratori che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni e viene cancellata in via strutturale la penalizzazione prevista per chi va in pensione prima dei 62 anni. Queste norme aprono la strada per l’assegno Inps a circa 25mila persone l’anno. Una truppa di nuovi pensionati a cui si accoderanno i 35mila dell’Ape social, i quali in effetti pensionati ancora non sono poiché beneficeranno di un prestito-ponte (prestazione di natura assistenziale) che li coprirà fino a 3,7 anni prima del pensionamento vero e proprio. Pensionandi a tutti gli effetti, insieme ai beneficiari dell’Ape social, saranno anche coloro i quali sceglieranno l’Ape volontaria e l’Ape d’impresa. Tra l’altro le norme sull’Ape dovranno raccordarsi con quelle sul part-time agevolato, operativo dallo scorso giugno (visto che i requisiti di accesso sono identici) e quelle pensione Inps, pagata ai lavoratori cui mancano non più di 4 anni per la pensione e che escono in anticipo sulla base di accordi aziendali (articolo 4 della legge 92/2012). Questo è il primo elemento che riporta le previsioni con i piedi per terra. Perché per il parti time prepensione erano stati stimati 30.000 soggetti annui e a tutt’oggi le domande sono inferiori a 200(duecento)!
A tutte queste nuove uscite bisogna aggiungere, cautelativamente, un potenziale di altri 25mila soggetti che potrebbero godere dell’ottava salvaguardia-esodati di cui si parla in queste settimane e che potrebbe confluire in manovra. Più un’eventuale, ennesima platea aggiuntiva legata alla possibile proroga dell’«opzione donna», ovvero la possibilità estesa l’anno scorso (legge 208/2015) di andare in pensione anticipata (con 35 anni di contributi e 57 e 3 mesi di età per le dipendenti, un anno in più per le autonome) alle donne che hanno maturato tali requisiti entro la fine del 2015. Siccome dall’estensione sono rimaste escluse le lavoratrici nate nell’ultimo trimestre degli anni 1957 o 1958, potrebbe arrivare per loro un allungamento dei termini a fronte dei risparmi effettuati rispetto alle previsioni di spesa per l’anno in corso.
Intanto l’unica notizia certa è che per effetto della legge Fornero, nei primi 9 mesi del 2016 sono state liquidate il 26,5% di pensioni in meno.