Il rapporto sull’adeguatezza delle pensioni del 2021, preparato congiuntamente dalla Commissione europea e dal Comitato europeo per la protezione sociale, fornisce un’istantanea sullo stato attuale e quello a lungo termine e le principali sfide in tutta l’UE.
Presentato in due volumi, il volume primo esamina gli standard di vita attuali degli anziani per poi procedere con una panoramica delle recenti riforme pensionistiche e delle principali sfide all’adeguatezza delle pensioni future e si chiude con l’esame delle problematiche della sostenibilità intergenerazionale della spesa pensionistica.
Il volume II analizza le esperienze nazionali presentando una descrizione più dettagliata del sistema pensionistico e dell’adeguatezza delle pensioni in ciascuno dei 27 Stati membri.
L’edizione 2021 del Rapporto sull’adeguatezza delle pensioni arriva in un momento cruciale. Durante il decennio precedente, segnato da due delle più gravi crisi economiche, l’UE è riuscita ad ottenere progressi significativi sulla protezione della popolazione anziana dalla povertà. Tuttavia, come mostra il rapporto, i progressi non sono stati uniformi e permangono ampie divergenze tra e all’interno delle nostre società.
Il principio europeo dei diritti sociali sottolinea il diritto ad avere pensioni adeguate, cioè di mantenere lo stesso tenore di vita di quando si lavorava e ad una vecchiaia dignitosa. Con l’aumento del numero delle persone anziane, il loro benessere sarà fondamentale per raggiungere l’obiettivo fissato nel piano d’azione per ridurre il numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale per almeno 15 milioni di persone entro il 2030.
Per avere successo, i responsabili politici a livello nazionale e dell’UE, insieme a tutti gli attori interessati, dovranno trovare risposte dai sistemi pensionistici nell’UE. Il cambiamento demografico sull’invecchiamento eserciterà una crescente pressione sull’adeguatezza e sulla sostenibilità di pensioni nei decenni a venire, mentre profonde trasformazioni dell’economia e del mondo di lavoro pongono domande fondamentali su come rendere i nostri sistemi di protezione sociale, tra cui le pensioni, pronte per il futuro. Le ricadute economiche e sociali della crisi del Covid-19 saranno sentite negli anni a venire, e il suo impatto sul reddito di vecchiaia richiederà una riflessione dettagliata in futuro.
La Commissione sostiene gli sforzi nazionali volti a garantire pensioni adeguate e un reddito minimo analizzando l’adeguatezza delle pensioni attuali e future, ovvero: come aiutano a mantenere il
reddito di uomini e donne per tutta la durata del loro pensionamento e prevenire una vecchiaia in
povertà. La crescente longevità e la contrazione della popolazione in età lavorativa metteranno sotto pressione sistemi pensionistici europei nei decenni a venire. Mentre ci si può aspettare che la crisi dovuta al Covid-19 avrà un impatto sui redditi di vecchiaia, è prematuro trarre conclusioni in questa fase.
Il rapporto evidenzia che:
– dopo un decennio di miglioramento, non sono stati compiuti ulteriori progressi per ridurre il rischio di povertà o esclusione sociale per gli anziani nella UE .
La povertà o l’esclusione sociale degli anziani sono leggermente aumentate dal 2016, anche se
rimane nettamente inferiore rispetto al 2008. Quasi il 18,5 % (16,1 milioni) delle persone di età
65 e oltre nell’UE nel 2019 erano a rischio di povertà o esclusione sociale, mentre in alcuni paesi la quota può raggiungere il 50%. I rischi di povertà tra gli anziani sono leggermente aumentati negli ultimi tre anni.
Allo stesso tempo, alla luce del previsto aumento della popolazione anziana, è probabile che il numero di anziani a rischio di povertà aumenti.
Il reddito degli anziani è leggermente diminuito rispetto al reddito dei più giovani, riflettendo la continua crescita dei redditi in età lavorativa.
Il reddito medio degli anziani nell’UE era pari all’89 per cento del reddito dei
popolazione in età lavorativa (18-64 anni) nel 2019 con grandi differenze tra i vari paesi UE. Nel
a lungo termine, l’aumento dei livelli di istruzione delle generazioni più giovani sarà un fattore chiave per differenze di reddito tra generazioni. In tutti gli Stati membri, i redditi da pensione ammontano tra un terzo e oltre i due terzi dei redditi da lavoro di fine carriera.
A livello dell’UE, la durata del pensionamento è leggermente diminuita nell’ultimo decennio, poiché le età di uscita dal mercato del lavoro sono aumentate più rapidamente dell’aspettativa di vita in un certo numero degli Stati membri. La durata della vita in pensione, misurata dal momento dell’uscita dall’ultima occupazione, dura in media poco più di 20 anni, poco meno della metà della vita lavorativa. Sebbene molti paesi hanno inasprito le condizioni per l’uscita anticipata dal mercato del lavoro, queste misure sono ancora relativamente recenti e il loro pieno impatto non è ancora chiaramente visibile.
Mantenere un tenore di vita adeguato durante la pensione rimane una sfida, in particolare per le donne.
Si cerca di introdurre nuove misure volte alla riduzione della povertà pensionistica.
Questo obiettivo viene affrontato principalmente introducendo o aumentando le pensioni di base/minime o pensioni di reversibilità.
Alcuni Stati membri stanno continuando a riformare i sistemi di finanziamento delle loro pensioni, mentre altri spostano in avanti l’età di pensionamento.
Oltre ad aumentare gli importi delle pensioni minime o come per l’Italia introdurre la pensione di cittadinanza, si cerca di agire anche sulla tassazione.
La tassazione delle prestazioni pensionistiche è stata riformata in alcuni paesi, con l’obiettivo di aumento delle pensioni nette. A Malta, il reddito da pensione non imponibile è stato
leggermente aumentato per tutti i pensionati. In Estonia, all’inizio del 2018, l’esenzione fiscale speciale
è stata sostituita da un aumento della quota di reddito esente. In Belgio il contributo di solidarietà è stato riformato per ridurre il livello dei contributi sociali versati dai pensionati con redditi pensionistici medio-alti.
Diversi Stati membri hanno rivisto l’indicizzazione delle pensioni per proteggere il valore della pensione
nel tempo. Nel periodo in esame, alcuni Stati membri hanno modificato in modo permanente le proprie
regole di indicizzazione delle pensioni (BG, HR, CZ, LV, LT), mentre altri hanno optato per misure ad hoc misure (ad es. AT, PL, ES).
In Italia al momento non c’è nessuna differenza di tassazione fra i pensionati ed i lavoratori attivi. Pagano tutti le stesse aliquote Irpef. Solo la previdenza complementare gode di particolari agevolazioni fiscali, di cui sembra, peraltro che si vogliono abolire con la prossima riforma fiscale.