La pensione integrativa è una bella cosa, ma spesso si maturano rendite insufficienti che non raggiungono lo scopo prefissato per gli scarsi versamenti ai fondi in aggiunta a quelli derivanti dal conferimento del TFR.
La Retribuzione Annua Lorda (RAL) media nazionale è di 30.284 euro, cui corrisponde un netto mensile di 1900 euro secondo i dati dell’Osservatorio JobPricing raccolti nel 2022 prendendo come riferimento i lavoratori dipendenti del settore privato.
Nella Pubblica Amministrazione, la retribuzione lorda media annua è di 37.073 euro (Fonte: elaborazioni Aran su dati RGS – IGOP, dati relativi al 2020 aggiornati al 19/12/2022).
Tra Nord e Sud del paese vi è una differenza delle retribuzioni del 14%.
La prima regione con stipendi medi più alti è la Lombardia (media 33.452€), seguita dal Lazio (32.360€) e Liguria (32.156 €).
Le regioni che pagano peggio i lavoratori sono Basilicata, Calabria e Puglia, dove gli stipendi annui vanno dai 26.055 e ai 27.261€.
Questi stipendi comprendono il trattamento di fine rapporto che su una retribuzione di 30.000 euro è di circa 2000 (6,91%) che si mette da parte annualmente.
Naturalmente se tutti avessero lo stipendio di 30.000 euro non ci sarebbero problemi sulla adeguatezza delle pensioni ( cioè sul loro importo) né della capacità dello Stato di pagarle ( sostenibilità) poiché con il sistema contributivo l’Inps restituisce i contributi che un lavoratore ha versato.
E’ un po’ come la media dei due polli di Trilussa ( poesia : “la statistica”) secondo la quale se una persona non mangia niente, ed un’altra ne mangia due, statisticamente hanno mangiato un pollo a testa!
Secondo la Covip, solo il 36,9% dei lavoratori ha aderito alla previdenza complementare, con un contributo medio annuo di 2.810 euro. Questi numeri evidenziano come la previdenza complementare sia tutt’altro che diffusa in Italia, benché sia sempre più importante. Ma evidenzia anche un’altra cosa che la complementare per raggiungere i 2810 euro di versamento annuo della Covip, ci si devono aggiungere circa 800 euro di cui l’1% o per alcuni fondi negoziali qualcosina in più, è versata dall’azienda, l’1% o qualcosina in più è versato dal lavoratore ed il resto sono rendimenti finanziari ( se ci sono).
Ora è chiaro che per avere una integrazione soddisfacente della pensione pubblica, un lavoratore dovrebbe impegnarsi a versare qualcosina di più, almeno da 50 euro in più di tasca propria, l’equivalente di una serata in un modico ristorante, perché risparmiare significa rinunciare a qualcosa oggi per poter disporre di meglio in futuro quando non si può più provvedere lavorando, perché su un orizzonte temporale di una ventina di anni con la capitalizzazione l’importo dei 50€ diventa congruo per rimpinguare la rendita integrativa.