Dall’abolizione della Fornero, all’inasprimento delle regole della Fornero

Con la prossima legge di bilancio si attua l’eterogenesi dei fini. Cioè dalla richiesta di abolizione della legge Fornero fatta a gran voce fino alla richiesta di poter effettuare un referendum abrogativo, gli stessi richiedenti non hanno fatto altro che rafforzarla e introducendo tutta una seria di prepensionamenti ( a partire da quota 100 per esempio) che facendo da pendant con il reddito di cittadinanza ed i vari bonus profusi a pioggia, hanno determinato un dissesto finanziario per cui ora per tenere in piedi la baracca, a prescindere da quello che ci chiede la UE come patto di stabilità, si lesina su tutto anche sulla sanità. Sulla Difesa, no, non si lesina, anzi deve crescere fino al 2% del PIL per difendere i sacri valori occidentali.

La riforma pensionistica del 1995, la famosa legge Dini, a regime avrebbe calcolato gli importi della pensione con il metodo contributivo, cioè sui contributi versati durante la vita lavorativa e non più su quello retributivo, cioè sugli ultimi stipendi.

Così facendo, per i lavoratori assunti dal 1.1.1996 era evidente che gli importi pensionistici sarebbero stati miserelli.

Per rinforzarli e fornire una pensione adeguata, cioè bastevole per vivere, si fece un lancio in grande scala della previdenza complementare, da finanziare con il proprio Tfr in modo da avere una integrazione pensionistica.

Fino ad oggi la complementare nonostante il rullare dei tamburi della Covip e di Assopensioni, non ha sfondato, né ha portato ad un aumento degli aderenti le iscrizioni contrattuali, che si stanno rivelando più un costo che un beneficio peri fondi, tanto è che nella attuale finanziaria era spuntata l’idea prima di renderla obbligatoria, (la previdenza complementare) oppure fere un secondo semestre di silenzio assenso per intrappolare qualcuno distratto.

Ora l’idea geniale, inutile, dannosa e pericolosa, perché nel concreto interesserà pochissimi soggetti, solo il 25% dei lavoratori è iscritto alla previdenza complementare e di questo 25% non si sa quanti accetteranno di lavorare 5 o 10 anni di più per avere la stessa pensione di prima perdendo oltretutto il Tfr versato nei fondi, di cui non potranno richiedere neppure parte del capitale accumulato che serve per raggiungere l’importo minimo di circa 1600 € mensili.

La previdenza complementare non serve più a dare una pensione aggiuntiva, ma serve ad integrare la pensione Inps e da un avvio alla privatizzazione strisciante delle pensioni sulla falsariga della Sanità.