La Ragioneria Generale dello Stato non prevedi futuri rosei per le pensioni e per questo il governo con la finanziaria 2025 vuole iniziare a mischiare la previdenza obbligatoria con quella complementare per rendere sostenibili, cioè in grado di pararle, le future pensioni che saranno di fame comunque.
La legge finanziaria probabilmente sarà approvata come è prassi ormai, allo scadere dell’anno.
A tutt’oggi niente è definito per le pensioni anche se si intravede un confuso lavorio inteso a mischiare la previdenza pubblica obbligatoria con quella integrativa, finora volontaria. Probabilmente su questa scelta incombono le osservazioni e le previsioni della Ragioneria Generale dello Stato.
Le previsioni della Ragioneria Generale dello Stato sulle pensioni volgono al peggio e non incoraggia la complementare se non per gli autonomi
Il Rapporto illustra e analizza le previsioni di medio-lungo periodo della spesa pensionistica elaborate con i modelli della Ragioneria Generale dello Stato (RGS), aggiornati al 2024.
Le previsioni della spesa pensionistica in rapporto al PIL sono effettuate sulla base della legislazione vigente a marzo 2024. Il DEF 2024 prevede una crescita media pari all’1,1 per cento medio annuo nel quadriennio di previsione mentre OCSE attribuisce una crescita dello 0,5 per il 2024 e 0,9 per il 2025.
A partire dal 2015, in presenza di una crescita economica che torna ad essere leggermente positiva, la spesa pensionistica in rapporto al PIL flette gradualmente portandosi al 15,4 per cento nel 2016. Tale tendenza, che sconta anche l’aumento dei requisiti di pensionamento, prosegue fino a raggiungere un minimo relativo del 15,2 per cento nel biennio 2017-2018.
A partire dal 2019 e fino al 2022, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL torna ad aumentare con un picco pari al 16,9 per cento del PIL nel 2020, per poi ripiegare su un livello pari al 15,1 per cento nel 2022. La spesa in rapporto al PIL cresce significativamente a causa della forte contrazione dei livelli di prodotto dovuti agli effetti della fase iniziale e più acuta dell’emergenza sanitaria (2020), recuperati nel biennio 2021-202213. L’andamento è condizionato, inoltre, dall’applicazione delle misure in ambito previdenziale contenute nel D.L 4/2019 convertito dalla L. 26/2019 (e successive proroghe), le quali, favorendo il pensionamento anticipato, determinano un sostanziale incremento del numero di pensioni in rapporto al numero di occupati.