Siamo alle solite, passata la sbornia delle maniche larghe dovuto al doloroso evento del Covid, passata la sbornia del piano Marshall post pandemico, il mitico PNRR che doveva rilanciare tutta l’economia europea, il fondo monetario internazionale, sulla scia delle proposte della UE per una nuova austerità per i paesi “spendaccioni” ha sciorinato la sua ricetta abituale per salvare le finanze pubbliche, che è quella di tagliare le pensioni, mettendo un freno sui pensionamenti anticipati.
Purtroppo è vero, sotto questo aspetto si è un po’ esagerato con le varie quote, a partire da quota 100 fino all’attuale 103. I maggiori esborsi si ripercuoteranno per moti anni in futuro e nell’immediato ha penalizzato la perequazione delle pensioni della fascia media.
Si dice che l’unica strada percorribile è il potenziamento della pensione complementare. Ma anche su questo versante non sono tutte rose e fiori e poi desta preoccupazione che sulle risorse della complementare hanno messo gli occhi sia il Governo che la Cassa depositi e prestiti, per nobili scopi naturalmente, rilanciare le PMI. Ma i fondi si devono preoccupare innanzi di procurare adeguati rendimenti sulle risorse che gestiscono usando la prudenza del buon padre di famiglia, come prescrivono le norme, perché il risparmio previdenziale non è un risparmio speculativo.
Ma anche con queste cautele le notizie dei rendimenti non sono incoraggianti.
Infatti Focus Risparmio segnale performance negative sia per i fondi pensione aperti sia per i negoziali, con le linee azionarie maggiormente penalizzate. Pesano le attese sulla FED anche se fortunatamente il bilancio da inizio anno resta positivo. Però è un fatto che dopo tre mesi di corsa, i fondi pensione italiani tirano il freno. Il malumore dei mercati dovuto alle attese per una Federal Reserve ha infatti pesato sui rendimenti di aprile, che hanno registrato un calo dell’1,1% per i negoziali e dell’1,2% per gli aperti.
Per gestire al meglio il proprio patrimonio in vista della pensione, il primo elemento da considerare è che in quella fase della vita le spese potranno cambiare, diventando anche profondamente diverse rispetto alle attuali.
Con l’aumentare dell’età crescono le spese per la propria salute, la pensione dell’Inps sarà molto più bassa degli ultimi stipendi ecc…
Secondo il Quotidiano Nazionale, riprendendo una proposta analoga, un buon metodo per gestire il proprio patrimonio in vista della pensione è quello di destinare al risparmio previdenziale e sanitario almeno il 15 per cento del proprio reddito. E chi non ha questa disponibilità iscrivendosi ad un fondo pensione può maturare4 una rendita aggiuntiva con costi sostenibili, rinunciando all’1, 2 o 3% del proprio stipendio, più il tfr che maturerà dall’iscrizione in poi.