l 25% del Tfr ai fondi: come il gioco delle tre carte

In generale, il sistema contributivo tende a fornire una rendita inferiore rispetto al sistema retributivo. Questo perché il calcolo contributivo considera l’intero arco della vita lavorativa, mentre il retributivo valorizzava maggiormente gli ultimi anni di lavoro, spesso i più remunerativi. Tuttavia, il sistema contributivo è considerato più equo, poiché la pensione è direttamente proporzionale ai contributi effettivamente versati.
Il sistema contributivo presenta diversi vantaggi, tra cui:

  1. Sostenibilità: Il calcolo della pensione basato sui contributi effettivamente versati durante l’intera carriera lavorativa rende il sistema più sostenibile a lungo termine.
  2. Equità: La pensione è proporzionale ai contributi versati, il che significa che chi ha versato di più riceve di più. Questo principio di equità però premia chi ha avuto una carriera lavorativa lunga e continuativa.
  3. Trasparenza: Il metodo di calcolo è più trasparente, poiché è chiaro come i contributi versati si trasformano in pensione.
  4. Flessibilità: Il sistema contributivo offre maggiore flessibilità nella scelta dell’età pensionabile. Ad esempio, è possibile andare in pensione anticipata con opzioni come l’Opzione Donna o la Quota 103.
  5. Incentivi a lavorare più a lungo: Poiché la pensione aumenta con l’aumentare dei contributi versati, c’è un incentivo a prolungare la carriera lavorativa, migliorando così l’importo della pensione finale.

Già da questo si vede che sostanzialmente ai fini del risultato finale non sposta niente, perché pensione e Tfr sono già nella disponibilità di ogni lavoratore dipendente. L’utilizzo della complementare, per i più avveduti è per avere un tfr più ricco. Questo perché l’importo accantonato al 31 dicembre di ogni anno viene incrementato da un tasso fisso, pari all’1,50%, e da un tasso variabile, corrispondente al 75% dell’aumento dell’indice Istat dei prezzi ed è un aumento fisso e garantito per legge, mentre per la previdenza complementare c’è il contributo del datore di lavoro dell’1 per cento, che su lunghi periodi è molto, sugli eventuali capital gain, perché il Tfr versato ai fondi viene investito sui mercati finanziari (con tutti i rischi che ne conseguono) e sui benefici fiscali.
Quindi in questo contesto la proposta del 25% obbligatorio (o facoltativo a seconda dei momenti e/o dell’interlocutore) nella complementare assomiglia un po’, mi si scusi l’accostamento, al gioco delle 3 carte, perché come dimostrano le statistiche Covip, solo una percentuale minima opta poi per la rendita, il 99 % dei casi, sceglie il capitale.