La “pensione di garanzia” sarebbe un’opportunità soprattutto per i giovani lavoratori. Si deve partire da un minimo sociale uguale per tutti e poi aggiungere la quota di pensione dei contributi versati.
Se ne parla da anni, e se ne parlerà forse anche l’anno prossimo senza concludere niente. Già si prevede che la prossima finanziaria avrà un carniere magro per le pensioni ed un taglio quasi certo, perché smentito ufficialmente, per la perequazione automatica per le pensioni medio alte. Bisogna aspettare un altro giro e quelli che nel frattempo andranno in pensione, si arrangino come possano.
L’”assegno di garanzia” è una misura pensata per coloro che sono stati assunti dopo il 1996, quando è entrata in vigore la riforma Dini che ha introdotto il calcolo pensionistico contributivo. Questa categoria di lavoratori è spesso penalizzata: il calcolo della loro pensione si basa completamente sul sistema contributivo, escludendo la possibilità di beneficiare dell’integrazione minima riservata ai pensionati con calcolo retributivo. In altre parole, per chi ha iniziato a lavorare dopo il ’96, può aver diritto ad una pensione insufficiente specie se la carriera è stata caratterizzata da precarietà e da bassi salari .
Ecco alcuni punti chiave sulla pensione di garanzia:
1. Obiettivo: L’assegno di garanzia mira a garantire un importo minimo di pensione per i lavoratori che, pur avendo contribuito, non raggiungerebbero autonomamente una cifra adeguata. Questo dovrebbe consentire loro di mantenere un tenore di vita dignitoso al momento del pensionamento.
2. Importo: L’assegno di garanzia secondo alcuni dovrebbe essere pari a 1.000 euro lordi e verrebbe erogato a partire dai 65 anni di età. Quindi, se una pensione calcolata con il solo sistema contributivo fosse inferiore a questa soglia, scatta l’integrazione al minimo. Alternativa a questa proposta che tiene conto il principio della equità e non solo quello dell’adeguatezza, c’è quella di garantire comunque una pensione minima finanziata dalla fiscalità generale su cui aggiungere la quota maturata in base ai contributi versati. Il diritto con questa proposta scatta al compimento dell’età legale di pensionamento di vecchiaia che attualmente è di 67 anni.
3. Requisiti: Oltre all’età, è necessario avere almeno una determinata anzianità contributiva in un range fra 25 e 40 anni di anzianità contributiva. Questo non significa 40 anni di contributi versati, ma piuttosto 40 anni di iscrizione in una cassa previdenziale. Questa scelta tiene conto delle carriere lavorative discontinue, in cui non sempre si accumulano molti contributi, ma l’iscrizione è comunque avvenuta.
In sintesi, l’assegno di garanzia rappresenterebbe un aiuto prezioso per i giovani lavoratori che rischiano di trovarsi con pensioni insufficienti. Speriamo che questa misura possa contribuire a garantire una vecchiaia più serena per tutti!