Si spendono migliaia di euro per gioco, fattucchiere e spese voluttuarie oppure si risparmia su tutto tranne che per la pensione complementare.
Secondo Itinerari previdenziali mentre si depauperano le finanze pubbliche con bonus simbolici e senza senso, che aumentano solo il deficit, c’è un rivolo di spesa massiccio e sorprendente e guardando con attenzione questi dati sembrerebbero emergere evidenti fenomeni di elusione e sommerso.
Già è noto come gli italiani sono tra i maggiori possessori di prime e seconde case, detengono il parco auto più numeroso d’Europa e per la telefonia mobile e gli abbonamenti internet; il numero di connessioni da mobile è salito nel 2023 a 81,5 milioni (+1,2%), pari al 138,7% della popolazione, il 90% ha uno smartphone. Gli italiani primeggiano anche per le TV a pagamento soprattutto per sport e cinema e primi in Europa anche per il consumo di acqua minerale e carne.
Ci sono poi altre spese, tra le quali quelle per conoscere il futuro dai maghi e fattucchiere, dove gli italiani spendono oltre 9 miliardi annui, una cifra più alta di quella che si accantona per i fondi pensioni. Per non parlare dei soldi spesi nel gioco d’azzardo da cui comunque il fisco ci guadagna almeno su quello legale.
Per il gioco d’azzardo legale (slot machine e gioco elettronico compreso, secondo i dati forniti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, si è passati dai 111,18 miliardi di euro del 2021 ai 136 del 2022, per attestarsi nel 2023 alla spaventosa cifra di 150 miliardi. A questa somma, sempre secondo l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (libro Blu), occorre aggiungere almeno altri 25 miliardi di gioco illegale (20 miliardi per la procura antimafia). Una spesa pro capite superiore a quella sanitaria, pari a 2.542 euro circa, compresi i neonati, enormemente più alta dell’imposta media pagata dal 56% degli italiani con redditi entro i 20mila euro lordi l’anno.
Insomma, il coordinatore di Itinerari previdenziali, il prof Brambilla suggerisce che sulla base delle spese e della ricchezza, potrebbe definire gli italiani “una società di poveri benestanti”: per dirla alla Ricolfi, una società signorile di massa. Anche perché nessuno indaga sui motivi di povertà e indigenza. Certo, indagini di questo tipo sono molto impopolari ma andrebbero fatte, una sorta di spending review del welfare per individuare i realmente bisognosi di aiuti e con le somme recuperate dai finti indigenti, investire nel welfare concreto, non i 100 € del bonus Befana senza aumentare il deficit pubblico.